Assistere i parti e assistere le donne non riguarda noi ostetriche.
Questa non è un accusa su nessuno, è una riflessione soprattutto su di me, poi ognuno prende quello che gli risuona.
Vedo tanto in giro poesie e post su quanto le ostetriche sono brave, ‘salvano’ le donne. Quanto siamo brave. Ho partecipato anche a dei convegni di ostetriche tempo fa, nessuno ha utilizzato la parola donna, tutti erano così attenti a compiacersi e dire quante cose fanno nel loro lavoro. A parlare di linee guida, di regolamenti, normative, accordi.
Una delle mie passioni è la curiosità su me stessa, sulla mi vita, sulla mia crescita personale e quindi ne ho approfittato di riflettere un po’ su questo. Perchè salvare la vite è una responsabilità così grande che prepara già al fallimento, perché non possiamo salvare proprio nessuno.
Perché faccio l’ostetrica? Mi chiedo spesso.
Ultimamente una mia mentore ha detto - quelli che vogliono salvare gli altri a tutti i costi, hanno qualcosa di se’ stessi di irrisolto, è perchè si sentono senza speranza dentro di loro, quindi ogni volta che aiutano gli altri, qualcosa dentro succede, c’è un sollievo.
Questa cosa mi ha colpito tanto perchè è esattamente quello che provo.
Tanti anni fa lavoravo con Medici senza frontiere e ogni tanto collaboro ancora con loro. Mi piaceva partire perchè mi sentivo l’eroina, avevo le attenzioni degli altri, facevo qualcosa di utile per l’umanità, mi faceva sentire bene farlo. Ma vi siete mai chiesti da dove deriva la spinta di ‘aiutare’ o ‘salvare’ gli altri a tutti i costi?
Per me deriva dalla disperazione di essere salvata perchè ho sempre pensato che non sono bella e brava, che non sono speciale. Quindi occupavo il tempo a ‘salvare’ e sentirmi meglio da me stessa.
Ovviamente aiutare/sostenere gli altri e non salvare, è una cosa bellissima che ancora faccio adesso. Ma ci sono voluti anni di lavoro con me stessa per capire che se voglio aiutare gli altri, come ostetrica, non riguarda me. Se davvero voglio sostenere gli altri, e nel mio caso, le donne, devo essere presente per loro e non perchè devo salvare me stessa. Quello lo posso fare ma non quando sono con loro, è un lavoro a parte con me stessa.
Il punto è che se siamo con le donne e le sosteniamo nel loro cammino in gravidanza, nel parto, dopo il parto, dobbiamo anche conoscere noi stesse e capire se abbiamo un’agenda o se vogliamo controllare il loro cammino. Perchè quello non appartiene all’accompagnamento o al sostegno. Quando una donna partorisce o allatta o qualsiasi cosa faccia, il 99% delle volte è perchè le donne hanno un’innata capacità di farlo e non perchè noi siamo brave e le abbiamo salvate. L’1% delle volte è perchè hanno il supporto giusto. Queste sono percentuali che mi sto inventando io ora per dire che quando togliamo le luci puntate su di noi ostetriche e le puntiamo sulle donne, sulle famiglie, su quello che davvero hanno di bisogno, su come vogliono essere sostenute, ridoniamo il parto a loro. La maternità, il parto, la gravidanza, l’allattamento appartiene alle donne,
non alle ostetriche.
Trovate di più su questa riflessione nel mio canale Youtube - MotherTales (iscrivetevi):
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