
La mia storia
Per me, il parto è un portale sacro di rinascita.
Un momento dove ci si può liberare, guarire, trasformare.
Ogni donna e bambino hanno il diritto di vivere la nascita con presenza, amore e potere.
Una famiglia che ho aiutato in burundi durante un parto complicato ed hanno chiamato la bambina Laura. 2009
Il rosso della terra. Il canto delle donne. Le mani sulle schiene.
È così che ho imparato cosa significa partorire in comunità.
Durante i miei viaggi in Africa ho visto nascere bambini, ma anche sorellanze.
Donne che si stringono attorno a una madre, la accompagnano, la celebrano.
Il parto non era un evento clinico: era un rito. Una festa. Una soglia sacra.
E ogni volta, dentro quella capanna, mi chiedevo: perché nel mio mondo tutto questo sta sparendo?
Eppure, ho visto con i miei occhi cosa accade quando una donna si riappropria della nascita. Quando si ricorda chi è.
Il viaggio che ogni donna compie in questa vita è un ritorno alla propria essenza. Un cammino per riscoprire la propria divinità, il proprio potere, il proprio sapere.
Io sono nata con una scintilla ribelle e uno spirito libero. Fin da bambina sentivo che la mia strada sarebbe stata fuori dai sentieri battuti. Così ho seguito l’istinto e mi sono ritrovata in villaggi sperduti, al fianco di donne forti, sagge, vulnerabili e potenti. Ogni parto che ho accompagnato mi ha insegnato qualcosa: che la vera esperta del corpo è la donna stessa.
Parto gemellare naturale, South Sudan, Africa 2011
Non ho sempre saputo che sarei diventata ostetrica. Non c’è stata una decisione logica, un piano preciso.
È stato più un richiamo viscerale, una voce dentro che mi ha spinta a sostenere l’esame per ostetricia.
Non ne comprendevo il motivo, ma il mio corpo sì. Lei sapeva.
Quando mi sono laureata, era chiaro per me che non volevo diventare un’ostetrica ospedaliera. Ero affamata di verità, assetata di conoscenza sul parto nella sua forma più autentica, più libera, più spirituale. Così sono partita per l’Africa, dove ho vissuto e lavorato in villaggi remoti del Burundi, Sud Sudan, Kenya e Malawi. Ho iniziato osservando in silenzio. Poi sono diventata formatrice e manager, ma non ho mai smesso di imparare. Quell’esperienza è stata un dono immenso.
Studiavo in un sistema medicalizzato, dove spesso le linee guida ignoravano l’intelligenza del corpo. Sentivo dentro di me che c’era un altro modo. Così ho osservato, studiato, sperimentato. Cercavo sempre di offrire un’assistenza che fosse rispettosa, che desse voce alle donne, che restituisse dignità alla nascita. In Africa ho imparato la vera ostetricia: come accompagnare parti podalici, gemellari, VBAC… ma soprattutto come stare al fianco di una donna senza interrompere il suo processo.
Lì ho capito quanto la medicina occidentale, pur con i suoi meriti, spesso spinga le donne a disconnettersi dal proprio corpo. A partorire in ospedali dove sono lasciate sole. Dove più del 90% degli interventi potrebbero essere evitati.
E soprattutto, dove manca qualcosa di prezioso: la fiducia.
Il mio midwifery team a Londra 2012-2016
Nel 2012 mi sono trasferita a Londra, dove ho lavorato come ostetrica di comunità nel sistema di continuità assistenziale per il parto a domicilio. Quell’esperienza è stata una delle più significative della mia vita.
Per la prima volta, ho vissuto da vicino la potenza del rapporto di fiducia che nasce tra una donna e la sua ostetrica quando possono conoscersi e camminare insieme. Sostenevo le donne nel loro sapere, nelle loro scelte, anche quando si discostavano dalle linee guida. E ho avuto il privilegio di assistere a nascite gentili, rispettate, senza interferenze.
Nel 2015 ho completato un Master alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, specializzandomi in Reproductive and Sexual Health Research. L’anno prima e durante il 2015 ho lavorato in Afghanistan, come responsabile di maternità in un ospedale dove partoriscono oltre 20.000 donne ogni anno. Un’esperienza intensa, che ha lasciato un’impronta profonda nel mio modo di vedere la nascita.
Nei ritagli di tempo, tornavo in Italia per assistere i parti in casa. Ma nel 2016 un altro viaggio importante mi ha chiamata: l’Australia. Lì ho lavorato con Medici Senza Frontiere per cinque anni come consulente internazionale per la salute delle donne, supportando oltre 30 progetti in tutto il mondo. Il mio compito era trasformare i servizi ostetrici dall’interno, portando un approccio rispettoso e fisiologico in ospedali e centri nascita in Nigeria, Uganda, Pakistan, Ciad, Bangladesh e molti altri. Ho formato centinaia di ostetriche, ho guidato cambiamenti strutturali, e ho visto che una nuova ostetricia è possibile.
Dopo un parto in casa, la nascita di Maya
Vivere in Australia è stato un risveglio.
Per la prima volta ho sentito che potevo davvero appartenere a me stessa.
Mi sono dedicata al mio percorso interiore, immergendomi nello studio dello yoga, del reiki, della meditazione, del lavoro energetico intuitivo e nella formazione con la School of Shamanic Woman’s Craft di Jane Hardwicke-Collings.
Nel 2021 sono tornata nel Regno Unito come Consultant Midwife, una delle leader dei servizi di maternità, dove ho continuato a sostenere le scelte delle donne e a promuovere la fisiologia della nascita come atto sacro e potente.
Negli ultimi 15 anni ho disimparato, osservato, imparato. Ho scelto di guardare la nascita con occhi nuovi e allo stesso tempo antichi. Ho investito nella mia crescita personale, completando il mentoring e tirocinio con il dott. Gabor Maté nel metodo Compassionate Inquiry®, diventando praticante certificata. Un approccio che integra trauma, corpo e consapevolezza, e che oggi porto anche nel mio lavoro con le madri.
Tutti questi passi mi hanno riportata a casa. Alla mia essenza, alla mia missione. Oggi sono una libera professionista perché voglio essere libera nel mio servizio alle donne, perché è da lì che nasce l'autenticità del mio accompagnamento.
Uno dei miei più grandi sogni è quello che vivo oggi: accompagnare le donne a partorire con amore e sacralità. Non più disconnesse.
Non credo che il parto appartenga all’ospedale. Ho assistito a troppi momenti di trauma e manipolazione nei reparti maternità in tutto il mondo. Credo invece che il parto debba tornare ad essere un evento comunitario, pieno di significato e sacralità, dove una donna può sentirsi rispettata, amata e libera.
Il modo in cui una donna partorisce cambia tutto: la sua vita, la vita del suo bambino, la nostra società.
Quando ci riconnettiamo al corpo, alla nostra voce e alla nostra saggezza interiore, smettiamo di delegare e iniziamo a reclamare la nascita come diritto, non concessione. Diventiamo autentiche, in ogni fase della nostra vita.
Al giorno d’oggi è raro assistere a un parto davvero naturale. In questo cammino continuo a formarmi con profondità, integrando strumenti trasformativi per accompagnare le donne nel corpo, nell’anima e nella relazione. Attualmente studio rappresentazioni sistemiche e regolazione del nervo vago – Metodo JAN, con Janine van der Merwe: un approccio potente per sciogliere i blocchi somatici ed energetici che ostacolano la piena espressione di sé, anche nel parto.
Io sono qui, ogni giorno, per sostenere quelle donne che vogliono scegliere, risvegliarsi e tornare a sé.
Sei pronta? Prenota una chiamata con me.
Un messaggio da una delle donne che ho seguito per il suo parto podalico:
Laura, davvero un'ostetrica meravigliosa, difficile da trovare e impossibile da dimenticare
Riconosco, rispetto e onoro i guardiani e i custodi delle terre in cui viaggio e vivo. Onoro gli antenati e le famiglie del passato, del presente e del futuro. Possano i loro insegnamenti essere sempre con noi.
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